In molte delle esperienze delle donne occidentali si può riscontrare un’insoddisfazione e un brutto ricordo legato al parto, un’esperienza- per così dire- traumatica o comunque non carica di significati positivi.
La domanda che sorge spontanea è: com’è mai possibile che un evento che porta nella vita di una coppia una grande gioia possa essere accompagnato a un’esperienza di atroce dolore e di grande paura?
Probabilmente è vero che vi è stato uno scostamento graduale dalla vera natura del parto, rendendolo un atto “meccanico”, privo di troppi significati, e soprattutto delegato solo allo staff medico: la donna ha perso purtroppo il suo ruolo attivo, di vera protagonista della nascita e il senso di autoefficacia di un evento fisiologico si è pian piano spento quasi del tutto, lasciando però un senso di frustrazione che accompagna la puerpera anche nei mesi del post partum.
Sempre più sono i casi di baby blues (> 70%) , di depressione ( 7-12%) e di fallimenti dell’allattamento al seno nelle donne che hanno partorito.
Questi dati ci interrogano come professionisti del benessere della persona e ci spingono a riflessioni più approfondite.
Delegando e rimanendo in una posizione passiva davanti al parto “non si permette alla donna moderna di fare esperienza cosciente delle sue sensazioni fisiche e del loro eco emotivo, derubandola così della ricompensa data dalla consapevolezza della forza del suo parto”.
Grantley Dick Read nel 1933 scriveva questa frase nel suo primo libro Natural Childbirth e probabilmente era un avanguardista nel sostenere che partorire, in quanto funzione fisiologica e naturale, non sia di per sé doloroso, ma che lo sia di fatto (nel caso di parti senza complicanze) a causa della paura (e della paura del dolore) instillata nelle partorienti da varie fonti culturali.
Secondo Dick-Read, la paura, attivando il sistema nervoso simpatico, innesca ciò che egli chiama la “sindrome Paura-Tensione-Dolore” (Fear-Tension-Pain Syndrome) e il fenomeno “donna tesa – cervice tesa” (Tense woman – tense cervix).
Il ricorso massiccio a tecniche analgesiche, monitoraggi e interventi medici anche in assenza di patologia sono purtroppo il segno di una paura che avvolge questo importante evento.
Riavvicinandoci al suo significato naturale e originale possiamo scoprire che in realtà il parto ha a che fare con ciò che di più intimo contraddistingue la vita umana: la sessualità.
Già W. Reich osò accostare questi due aspetti parlando di capacità orgastica che è la “capacità di abbandonarsi senza inibizioni al flusso dell’energia biologica e di scaricare la tensione sessuale accumulata attraverso contrazioni ritmiche involontarie.” E cosa sono queste contrazioni ritmiche involontarie se non le contrazioni uterine che accompagnano il travaglio di parto?
Una donna che arriva consapevole, positiva, pronta e cosciente di questa sua innata capacità affronterà l’avventura che l’aspetta con senso di autoefficacia e con ardore.
La grande forza del parto, poco conosciuta, poco compresa e molto temuta sta proprio nel fatto che il partorire per la donna è una potente espressione della sua sessualità prettamente femminile. Una donna che partorisce con la sua forza sessuale, dopo il parto sarà una donna più intensa, più forte in tutti i sensi, ma in particolar modo aumenterà la sua “capacità orgastica” nel senso di Reich.
Interferire inibendo in modo artificiale questo processo anche quando non è necessario, snatura e priva il parto della sua essenza originaria e pone la donna-madre in una posizione passiva e impotente. Non sono da sottovalutare i possibili effetti negativi anche sul piano psicologico della neo mamma: senso di insoddisfazione, bassa autostima, umore depresso, senso di fallimento.
Questo tipo di vissuto va a incidere in maniera significativa sull’imprinting con il figlio e in secondo luogo con l’avvio della relazione primaria attraverso l’allattamento al seno, oggi più che mai difficoltoso e spesso fallimentare.
Privare una donna di “toccare con mano” l’apice del suo sviluppo psicosessuale attraverso il parto indisturbato significa creare una cascata di eventi negativi per la neomadre e per la nuova famiglia, nucleo della società.
Ripetiamo allora alle donne, professionisti e non : “tu sei sacra, sei la porta della vita” (V. Smidth).
dott.ssa Donata Bartolini, psicologa,psicoterapeuta in formazione dinamica
BIBLIOGRAFIA
• Grantley Dick Read , Natural Childbirth,London, William Heinemann, 1933
• W. Reich, La funzione dell’orgasmo, 2005, Net.
• V.Smidth, Venire al mondo dare alla luce, 2014, Feltrinelli
• www.istat.it
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